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Archivio della Categoria 'Taccuino di Viaggio'

Ancona: in scena il profumo della città

giovedì 30 aprile 2009

loc_prof_citta_big.jpg       loc_prof_citta_big.jpg       loc_prof_citta_big.jpg       loc_prof_citta_big.jpg       loc_prof_citta_big.jpg          

“Dalla porta d’oriente, dal Mandracchio ai moli, dalle banchine del porto allo Scalo Vittorio Emanuele, il mare corteggia la città, l’agguanta e la rapisce, s’insinua nell’incavo di Piazza della Repubblica, straripa sulle arcate del Teatro ed entra nel boccascena, inzuppa la tunica delle Muse, s’inclina e prosegue là dove serpeggiava fragile il fiumiciattolo della Pennocchiara, che riempiva di canne la palude di Santa Maria, pervade l’intrico di vicoli, dove aprivano l’occhio argenteo le fonti, lungo le falde acquifere del Pozzetto e della Cisterna, annega i vòlti di Via Sottomare e i magazzini ammuffiti e le catapecchie addossate alle mura del porto, inonda Piazza del Papa, si frange sui secolari portoni, e bagna la veste di pietra di Clemente, e naviga come un battello sopra i palazzi e sale, s’inoltra lungo le vene d’acqua e poi nella vallata degli Orti, la cinge, l’accerchia e l’abbraccia lungo il principesco Viale, fino alla foce del Passetto, fino all’estuario della falesia rocciosa, i due mari d’oriente e d’occidente, dove il sole si solleva e ricade, s’innalza e cede, e si catapulta nelle onde e s’infila nei vestiboli della terra, per sbucare di nuovo dall’acqua, stracciando le ombre” [tratto da Fabio Bronzini, Maria Angela Bedini, Stefano Sampaolesi (a cura di), Il profumo della città : guida sentimentale di Ancona : i colori, la gente, il carattere, l’urbanistica, il lavoro editoriale 2009].

L’arrangiamento teatrale del nuovo volume sulla città di Ancona, riproposto ieri nell’aula Magna della Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche, bissa il successo riscosso in occasione della prima presso il Ridotto del Teatro delle Muse.

Attraverso il dialogo fra la Viaggiatrice innocente e il Professore, i quali si confrontano sull’idea di bellezza della città, si snoda un itinerario lungo la memoria, i colori e l’umanità del capoluogo dorico.
Nel loro vagabondare i due incontreranno il Pescatore (l’anima di Ancona) con una Sirena negli occhi (il mito, la speranza, il fascino).

Una recitazione resa ancor più coinvolgente dallo spettacolo di luci, suoni e immagini inedite allestito dalla compagnia Quelli che con la voce di Luca Violini, che fa viaggiare la fantasia con poesie e racconti di scrittori e viaggiatori del Grand Tour.

S.S.

Le città delle biennali

martedì 21 aprile 2009

C1.jpg       C1.jpg       C1.jpg Una Faenza decorata da tante C rosa, quella che ha ospitato dal 17 al 19 aprile la seconda edizione del festival dell'arte Contemporanea dal titolo On biennals/Tutto sulle biennali. "Nell'ultimo ventennio le biennali hanno acquistato, in maniera evidente, un'importanza fondamentale per quanto riguarda la produzione e la divulgazione dell'arte contemporanea. Esse si sono convertite in spazi privilegiati per mettere l'arte in relazione con la produzione dei saperi. Ciò che il festival dell'arte Contemporanea si propone di fare è un'analisi approfondita di questi appuntamenti, dei loro effetti sulla comprensione dell'arte e del loro ruolo nella cultura contemporanea" (Carlos Basualdo) Il fenomeno della proliferazione delle grandi mostre non sembra conoscere crisi: Venezia, Londra, Berlino, Torino, New Orleans, Sydney, Sharjah, Havana, New York, Atene, Kassel: sono solo alcune delle tappe dell'itinerario globale attraversato nei tre giorni del festival, impreziosito da centinaia di protagonisti del sistema dell'arte contemporanea provenienti da tutto il mondo oltre che da numerosi eventi collaterali proposti dalle organizzazioni del territorio. S.S.

L’Aquila di Hemingway e di RaccontidiCittà

venerdì 10 aprile 2009

L’Aquila era una magnifica città. D’estate la notte faceva fresco e la primavera degli Abruzzi era la più bella d’Italia. Ma quello che mi piaceva di più era l’autunno per andare a caccia nei boschi di castagni [tratto da Addio alle armi, Ernest Hemingway].

Aquila was a fine town. It was cool in the summer at night and the spring in Abruzzi was the most beautiful in Italy. But what was lovely was the fall to go hunting through the chestnut woods [A Farewell to the Arms, by Ernest Hemingway].

Siamo solidali con quanti stanno aiutando la città a rialzarsi.

Il team di RaccontidiCittà

New York versus Parigi

giovedì 19 febbraio 2009

RdC- Miller.jpg       RdC- Miller.jpg       RdC- Miller.jpg Come nella pubblicità comparativa, il metodo del confronto – quasi del duello – è un'arte tremendamente efficace per fare emergere l'identità e il carattere delle città; per oltrepassare tutte le barriere architettoniche della superficie alla ricerca, se esiste!, dell'anima più profonda. Ecco qui, allora, l'epica di uno scontro fra Giganti, nelle pirotecniche pagine del famigerato Tropico del cancro di Henry Miller (newyorkese d.o.c. ma dall'animo poco filostatunitense): all'angolo dello sfidante – con il peso di libbre… – New York, indiscussa capitale del '900; al centro del ring Parigi, detentrice del titolo attraverso lunghi secoli di storia europea. Come finirà? "La pioggia era cessata e il sole irrompendo tra le nuvole saponose toccava con fuoco freddo il lucido caos dei tetti. Ricordo ora come il vetturino si sporse e guardò il fiume dalla parte di Passy. Uno sguardo così sano, semplice, d'approvazione, come se dicesse a se stesso: "Ah, viene la primavera!" E lo sa Dio, quando viene la primavera a Parigi il più umile dei mortali viventi deve avere la sensazione di abitare in paradiso. Ma non era soltanto questo: era la confidenza con cui il suo occhio si posava sulla scena. Era la sua Parigi. A uno non occorre essere ricco, anzi nemmeno cittadino, per sentirsi in questo modo a Parigi. Parigi è piena di povera gente: il più nobile e il più sporco branco di mendicanti che abbia mai calpestato la terra, pare a me. Eppure danno l'illusione d'essere a casa loro. È questo che distingue la parigina da tutte le altre anime metropolitane. Quando penso a New York ho una sensazione diversa, molto diversa. New York fa sentire anche al ricco che egli non conta nulla. New York è fredda, scintillante crudele. Gli edifici ti dominano. C'è una specie di frenesia atomistica nell'attività che va avanti; quanto più furioso il passo, tanto più sminuito lo spirito. Un fermento continuo, ma potrebbe benissimo avvenire in una provetta. Nessuno ne sa lo scopo. Nessuno indirizza l'energia. Stupenda. Bizzarra. Sconcertante. Una terribile spinta reattiva, ma assolutamente priva di coordinazione. (continua…)

Zigzagando fra spazi e tempo

giovedì 15 gennaio 2009

Tappeti.jpg           Marzapane.jpg           Maschere africane.jpg "Come una lepre, sgusciò fuori e andò incontro alla città, una città che gli stendeva davanti le sue vedute come un mercante potrebbe fare con i suoi tappeti, o un gioielliere con le sue gemme: l'immensa piazza dove aquiloni con sembianze d'uccello si levavano nel cielo per incontrare le aquile che volteggiavano lassù; i portici con le oreficerie stipate di ornamenti d'oro di foggia maya o azteca sorvegliate da poliziotti armati e cani alla catena; le pasticcerie dove i dolci sembravano gioielli; i ristoranti dove le cameriere fluttuavano in gonne simili a palloncini e copricapo alati; i venditori ambulanti che offrivano biglietti della lotteria, spille da balia, o uccelli canori in gabbiette affastellate; le donne zapoteche della campagna che disponevano i loro mucchi di erbe secche, scorpioni accartocciati e cavallette fritte su piccole stuoie che arrotolavano e facevano sparire non appena si udiva il rombo delle jeep della polizia municipale; [...] negozi di strenne, maschere e costumi con cui travestirsi da zapatista o da strega; negozi di biancheria intima con mutandine ammiccanti e calze di merletto; bancarelle di oggetti casalinghi, secchi di metallo e di plastica, pentole e scodelle… e dal fondo della strada giungeva un'anziana donna, batteva un enorme tamburo con una mano e con l'altra reggeva una tromba d'ottone in cui soffiava, mentre sull'angolo esterno della cattedrale ballerini bene in carne vestiti di lucide piume e cavigliere sonanti piroettavano in danze azteche per turisti muniti di macchina fotografica, borse e pesos. Eric non ne aveva mai abbastanza." [tratto da Anita Desai, Un percorso a zigzag, Giulio Einaudi editore s.p.a. 2007, traduzione di Anna Nadotti]. In un viaggio che si snoda sulle orme di un tema a lei caro, quello del rapporto col passato, nelle sue linee che diventano strade e nei suoi vuoti che si riempiono di colori, Anita Desai ci racconta il peregrinare del giovane Eric dal Massachusetts al Messico, passando per la Cornovaglia, in un percorso alla scoperta delle proprie origini. (continua…)