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Al volante

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“Bene” dico io allora, “io sono uno dei suoi più accesi sostenitori. Io dico a tutti quelli che montano a bordo che devono votare per lei.”
Sento i suoi occhi spostarsi dalla mia nuca alla piccola licenza di plastica là sulla plancia. Non è scemo.
Al che Palantine dice: “Travis, questa qui di New York sarà un’elezione importantissima.”
Io: “Sono sicuro che lei vincerà, signore. Tutti quelli che io conosco voteranno per lei.”
“Sta il fatto,” dico ancora, “che stavo per mettere una delle sue decalco proprio su questo taxi ma la ditta ha detto che non è nelle sue abitudini.”
“Bene,” fa Palantine, “ho sempre rispettato le opinioni dei tassisti.”
Così ha finito di parlare con i suoi amici e mostra tutt’interesse per me. “Mi dica, Travis, qual è la cosa che lei più desidera che il prossimo Presidente faccia?”
Allora gli dissi quello che avevo già detto a Betsy: “Ripulire questa città.” Più o meno parole in tal senso.
“È sozza e schifosa, “gli dissi. Parole del genere. “Come una fogna scoperchiata. A volte proprio non ce la faccio a resistere. Certi giorni esco in strada e sento subito la puzza e mi viene mal di testa, che poi non se ne va più. Quello che ci vuole è un Presidente che ripulisce tutta questa schifezza. La scarichi via.” [tratto da Richard Elman, Taxi driver, Sonzogno 1976, traduzione di Attilio Veraldi].

Natale, tempo di pulizie. Con l'augurio di cuori e città linde.

S.S.

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