Roma subacquea
"Ora lo vedo meglio, il mio gracile Luca, è fermo sotto il ponte del viadotto di corso Francia, aspettando che il temporale estivo scrosci: guarda le forconate dei lampi che in cielo spostano covoni di nuvole, e pensa niente di violento dura e poi, ammirando l'asfalto asciutto attorno alla spider, un'altra frase semplice: su questo non ci piove – che significa almeno questo è sicuro, almeno io e la spider in tutto il mondo. Poi prende coraggio e immagina che il Tevere poco distante si stia gonfiando d'acqua, lo pensa alto fino alle spallette, ingordo della città, immagina le piscine dell'Olgiata che debordano sommergendo a ondate le ville attigue, le macchine distrutte negli sfasciacarrozze sull'Aniene che tra le baracche vanno come sottomarini verso il mare, l'acqua minerale che a rutti esce dalle bottiglie e dai bicchieri nei bar, l'acqua lurida dei cessi che s'allunga e cresce sotto i letti di chi dorme, che monta sulle pantofole e sui comodini, sposta gli armadi pieni di naftalina, immagina le acquasantiere tracimanti sui marmi freschi delle chiese, le candele che si smorzano una per una, il crocefisso e i santi che nel buio ruotano come tronchi nella corrente, l'acqua benedetta che filtra nelle grate dei confessionali come in un colino e più in alto scrosta affreschi e quadri, più in alto colma le cupole, immagina i vetri degli acquari che scoppiano lasciando navigare sui terrazzi i pesci esotici, sempre più grandi e colorati tra le antenne della televisione. Immagina una Roma subacquea, rossa di coralli e di ruggine, avvinta dai polipi: e milioni di gattini affogati, il cielo percorso dalle navi da crociera abbandonate, la morte ovunque." [tratto da Marco Lodoli, I pretendenti, Einaudi 2003].
È Venezia che di solito si immagina destinata a sprofondare tra le acque, non certo Roma. Ma la suggestione di un pensiero solitario in auto, fermi sotto un ponte aspettando che spiova, può anche questo.
S.S.