Zigzagando fra spazi e tempo
"Come una lepre, sgusciò fuori e andò incontro alla città, una città che gli stendeva davanti le sue vedute come un mercante potrebbe fare con i suoi tappeti, o un gioielliere con le sue gemme: l'immensa piazza dove aquiloni con sembianze d'uccello si levavano nel cielo per incontrare le aquile che volteggiavano lassù; i portici con le oreficerie stipate di ornamenti d'oro di foggia maya o azteca sorvegliate da poliziotti armati e cani alla catena; le pasticcerie dove i dolci sembravano gioielli; i ristoranti dove le cameriere fluttuavano in gonne simili a palloncini e copricapo alati; i venditori ambulanti che offrivano biglietti della lotteria, spille da balia, o uccelli canori in gabbiette affastellate; le donne zapoteche della campagna che disponevano i loro mucchi di erbe secche, scorpioni accartocciati e cavallette fritte su piccole stuoie che arrotolavano e facevano sparire non appena si udiva il rombo delle jeep della polizia municipale; [...] negozi di strenne, maschere e costumi con cui travestirsi da zapatista o da strega; negozi di biancheria intima con mutandine ammiccanti e calze di merletto; bancarelle di oggetti casalinghi, secchi di metallo e di plastica, pentole e scodelle… e dal fondo della strada giungeva un'anziana donna, batteva un enorme tamburo con una mano e con l'altra reggeva una tromba d'ottone in cui soffiava, mentre sull'angolo esterno della cattedrale ballerini bene in carne vestiti di lucide piume e cavigliere sonanti piroettavano in danze azteche per turisti muniti di macchina fotografica, borse e pesos. Eric non ne aveva mai abbastanza." [tratto da Anita Desai, Un percorso a zigzag, Giulio Einaudi editore s.p.a. 2007, traduzione di Anna Nadotti]. In un viaggio che si snoda sulle orme di un tema a lei caro, quello del rapporto col passato, nelle sue linee che diventano strade e nei suoi vuoti che si riempiono di colori, Anita Desai ci racconta il peregrinare del giovane Eric dal Massachusetts al Messico, passando per la Cornovaglia, in un percorso alla scoperta delle proprie origini."Il fotografo faceva molti più affari del pittore di retablo nella sua baracchetta di legno: erano ben pochi quelli che si fermavano a raccontare storie di miracolose guarigioni dopo morsi di serpente, incendi, peste e incidenti o fughe da cavalli imbizzarriti e corriere in corsa, che lui dipingeva su tavolette di latta e legno e loro portavano alla cattedrale come ex voto. Eric gli si avvicinò e rimase a guardare per un po', desiderando di avere una storia drammatica da raccontare che il pittore potesse illustrare per lui. Non avendone una, passò in rassegna le scene non drammatiche della sua vita che gli sarebbe piaciuto veder dipingere: la cucina di Boston, lui e Em seduti a tavola sotto una lampada gialla, il gatto Shakespeare accovacciato accanto a loro con le zampette bianche ritratte nella pelliccia scura; oppure lui e suo padre che avanzavano lungo la scogliera del Maine a testa bassa per proteggersi dagli spruzzi salini del mare; o lui da bambino, in ginocchio davanti a un camino in Cornovaglia… ma era impossibile tenere insieme quelle scene disparate o fonderle in un tutto coerente. Ci aggiunse mentalmente uno sfondo messicano, ocra e bigio in un paesaggio di montagna porpora e cremisi. Il pittore l'avrebbe senza dubbio dipinto con pennellate sicure, eppure… sarebbe comunque mancato qualcosa. Eric non sapeva esattamente cosa ma distingueva in un angolo come un'ombra o una sbavatura. Si allontanò, come se volesse cercare ciò che avrebbe potuto riempirlo." L'autrice, che vive tra l'India, gli Stati Uniti e il Messico, nel 2005 si è aggiudicata il Premio Internazionale Grinzane Cavour ed è una delle più importanti scrittrici indiane. S.S.