Impressioni d’Oriente (parte seconda)
Così scrisse lo storico cinese Sima Qian nel I sec a.C. (Memorie Storiche, cap. IV): Allora l’Imperatore parlò e disse: “Invierete 700.000 operai a lavorare alla mia tomba, scaverete il suolo fino all’affiorare dell’acqua, vi colerete del bronzo e sarò sepolto tra ori e pietre preziose. Costruirete balestre e frecce per impedire a chiunque di violare il mio riposo. Col mercurio si faranno oltre cento corsi d’acqua e grandi torce che dovranno restare accese per molto tempo. L’esercito dei miei guerrieri veglierà al mio capezzale in eterno”. Poi l’Imperatore morì. Quando la bara fu fatta discendere qualcuno disse che gli operai e gli artigiani che avevano lavorato alla tomba dell’Imperatore ne conoscevano i segreti e l’immenso valore dei tesori custoditi. Terminati i funerali fu fatta cadere la porta d’ingresso della camera mortuaria e vi furono chiusi all’interno tutti coloro che avevano lavorato alla tomba del Primo Imperatore. Essi non poterono più uscire.
Tale descrizione fu ritenuta fantastica da molti storici e relegata al ruolo di leggenda; fino a quando, nel 1974, nei pressi di Lintong, un villaggio a nord-est di Xi’an, alcuni contadini portarono alla luce i primi reperti dell’esercito di terracotta posto a guardia del riposo del re, la cui tomba è stata localizzata, ma resta a tutt’oggi inviolata.